sabato 3 gennaio 2015

Pieghevolando a Sassello


di Giulia Cocchella

Io non so spiegarmi il perché, se sono le due ruote che fanno simpatia, se c'è una relazione tra la meccanica della bicicletta e la dinamica degli incontri. Forse è quel rumore da cinematografo che produce la catena a solleticare il racconto libero, forse è il campanello che sveglia la parte più viva di noi. Io non so perché, ma ogni volta accade e mi meraviglia: faccio un giro in bicicletta e mi trovo ad ascoltare storie.


Giacomo mi racconta che anche lui ci andava. Si interessa alla mia bici, che spunta dal sacchetto blu Ikea dove l'ho riposta, piegata, per il viaggio in corriera che ci attende. Da dove viene? Da Genova. In bicicletta? Fino a Voltri in treno, poi in bici fino ad Albisola. E dov'è diretta? A Sassello, rispondo. Anche lui, attendiamo lo stesso bus. Lo osservo mentre mi racconta dei suoi due Collie e del cavallo, di ciò che coltiva e dei funghi che raccoglie. Lo osservo e penso che ha i tipici tratti del savonese, che forse io riconosco in virtù delle mie origini, non so, ma più lo guardo e più mi sembra assomigliare a mio zio, persino a mia mamma, più lo guardo e più penso che le “o” strette e lunghe della parlata di qui devono avere a che fare con questi volti un po' affilati, con questi zigomi che sembrano piccole montagne. 
Giacomo ha occhi chiarissimi e brillanti, inizia a raccontarmi della sua vita seguendo l'ordine dei ricordi. Arrivano come onde, mi sembra di vederli, e lui tiene testa a questo moto ondoso con frasi brevi, spezzate a volte, frasi che seguo con attenzione, che perdo e poi riafferro. Ha avuto una vita avventurosa e adesso, adesso faccio cappelli, mi dice, proprio ora che la gente non ha testa. Non so se stia parlando sul serio o no, ma quello che vuol dire è chiaro e non chiedo spiegazioni.
Intanto arriva la corriera, saliamo. Io ho la terza elementare ma ho letto milleottocento libri, mi dice Giacomo, con una sicurezza che mi convinco li abbia contati. Non sopporto l'ignoranza, mi fa prudere le mani, bisogna saper coniugare i verbi ed esprimersi come si conviene. Ma Giacomo non solo si esprime in modo conveniente, è un piacere ascoltarlo, e anche se dovrei guardare avanti perché la strada che si inerpica tra i boschi è tutta curve, anche se il panorama potrebbe distrarmi, non riesco a staccare gli occhi da lui che racconta.


Parliamo dei funghi, delle stufe a legna e dell'amicizia uomo-donna come se fossero la stessa cosa. E forse è così. Bisogna impegnarsi a diventare qualcuno, a realizzare qualcosa, dice Giacomo a un certo punto, poter dire: io sono... Quanto a me, posso dire: Io sono stato. Sorride. Mi dice che raccoglie così tanti funghi quando è stagione che li regala a barattoli.
Scendiamo alla stessa fermata per salutarci.
Io ho ancora un po' di strada e ringrazio di essere scesa prima perché è un piacere attraversare in bicicletta questi ultimi chilometri in mezzo ai boschi: tutta discesa, profumo di legna tagliata, cascatelle di ghiaccio e alberi spogli che si intonano al sole invernale.


Sassello si annuncia con alcune case sparse tra gli alberi, che sembrano uscite da un libro di favole. Arrivo al paese e inizio a girare per le vie strette, in bicicletta e a piedi. Credo di esserci stata da bambina, ma non ricordo nulla, così guardo tutto come fosse la prima volta: la Chiesa della Santissima Trinità, le case che affiancano le loro facciate colorate, le insegne dei panifici che promettono focacce e amaretti. Saranno i colori dell'inverno, le tonalità di grigio che il freddo impasta sui mattoni, sugli intonaci, sulle tegole dei tetti, ma c'è una morbidezza in questo paese, qualcosa che non saprei dire meglio di così.


Trovo un ponte di origine medievale che faccio a piedi, spingendo la mia bicicletta rossa tra i colori freddi delle pietre antiche. Incontro una famiglia con due bimbe che ridono delle mie ruote piccole.


In paese, la pieghevole suscita curiosità. La più entusiasta è la signora del negozio di amaretti. Si ferma fuori a chiacchierare e mi da indicazioni sulle corriere e su un lago che è qui vicino. Io sono entusiasta dei suoi amaretti e ne compro un pacchetto di quelli tradizionali e uno assortito. Si avvicina anche il signor Badano – si presenta – l'ex Sindaco di Sassello, fa un giro attorno alla bici, mi dice compiaciuto l'ho vista che faceva foto. 


Sarebbe bello che questo territorio venisse valorizzato come merita. Di che cosa si occupa lei? Chiacchieriamo e prometto che gli manderò il mio articolo sulla gita a Sassello, ma non è un sito di risonanza internazionale, è soltanto un blog personale, sorrido. Lui invece si acciglia: non si sminuisca. Poi mi dice, a bruciapelo: si ripeta, Io faccio grandi cose, Io faccio grandi cose... Lo ripeta tre volte al giorno, prima dei pasti. Poi sorride e se ne va.
Dev'esserci un rapporto tra la meccanica della bicicletta e la dinamica degli incontri. O forse è merito del rumore discreto delle ruote sulla strada. O la giusta velocità di movimento. Io non so perché, ma ogni volta accade e mi meraviglio.

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